MEDITAZIONE MENSILE

 tratta dal periodico "L'Opera della Mamma dell'Amore"  n. 205 - aprile 2014


Caro Fratello e cara Sorella…

Questo mese ci aiuta nella riflessione, mentre ci avviciniamo alla Santa Pasqua, il caro don Gabriele Amorth, sacerdote paolino ed esorcista. Lo ringraziamo di cuore per la sua vicinanza, preghiera e sostegno. Noi tutti gli siamo riconoscenti e preghiamo per lui.

“La Vittoria di Cristo! Quale conquista ha ottenuto per noi la Risurrezione di Gesù? La Risurrezione di Cristo ottiene tre vittorie contro le tre condanne subite da Adamo ed Eva dopo il peccato originale. La prima condanna è la morte; la seconda è che, come ci dice la Bibbia “Polvere tu sei e in polvere ritornerai” (Genesi 3,19), il nostro corpo cade in disfacimento; la terza condanna si configura nella chiusura delle porte del Paradiso.
Gesù con la sua passione, morte e risurrezione ci ottiene innanzitutto la vittoria sulla morte, perchè il nostro corpo, immediatamente dopo il nostro decesso, non va nel buio dello sheol,cioè in quello stato di lontananza da Dio di cui parla a più riprese l’Antico Testamento. Esso è destinato invece al paradiso o al purgatorio o all’inferno. È chiarissima, a questo proposito, l’affermazione di Gesù al buon ladrone sulla croce: “In verità io ti dico: oggi sarai con me nel paradiso” (Luca 23,43). Questo ci dice che non dobbiamo avere paura della morte, perché essa è solo un passaggio. È un po’ come passare da una stanza all’altra.
Ecco invece la vittoria sulla seconda condanna. L’uomo è fatto di anima e di corpo e non può vivere con la sola anima staccata dal corpo. Corpo e anima sono destinati a ricongiungersi alla fine dei tempi, cioè al momento del giudizio universale. San Tommaso - che secondo me è stato il più grande teologo del cristianesimo - afferma che, se nella fede noi crediamo in questa unità tra anima e corpo, anche da un punto di vista solo razionale - cioè con la forza del ragionamento - è impossibile concepire anima e corpo separati. Se pensiamo ai santi, dei quali sappiamo già godono del paradiso eterno ma i cui corpi ancora non sono uniti alle loro anime in attesa della fine dei tempi, possiamo essere certi che essi vivano già beati senza il corpo, ma anche che la loro beatitudine somma la raggiungeranno solo con questa riunificazione tra corpo e anima. E lo stesso si può dire per noi quando, per la misericordia di Dio, raggiungeremo il paradiso. In una parola: solo con il congiungimento dell’anima e del corpo, quando il tempo sarà compiuto, ci sarà la vera pienezza di vita. Per il momento, prima cioè del giudizio universale, i santi hanno quel tanto di felicità che può, per così dire, contenere la sola anima. Lo stesso vale naturalmente, ma in senso inverso, anche per le anime dannate.
Infine, riguardo alla terza condanna, possiamo sostenere che Gesù, con la sua risurrezione, ci ha  dischiuso le porte del paradiso, che erano state chiuse e sigillate con il peccato originale. Questo è il messaggio fondamentale della Pasqua. La nostra vita non è destinata al nulla ma a un destino di gloria, di felicità eterna, di compagnia di Maria, dei santi, della Trinità Santissima.”

Don Gabriele Amorth